AMÉLIE BIGARD

"Dear Shitty Dreams" Opening Thursday, September 29th, 2022, 6-9 pm - Until November 18th, 2022




























ph. Michela Pedranti


Studiolo è lieto di presentare Dear Shitty Dreams, prima personale di Amélie Bigard (Lione, 1997) da Studiolo a cura di Maria Chiara Valacchi.

In mostra tredici lavori inediti realizzati attraverso la sua distintiva tecnica dell’”icona”, un paziente processo pittorico di sole tempere su legno che prosegue l’indagine dell’artista sul mondo dell’adolescenza e sull’archetipo dell’Anti-Eroe; un’iconografia costruita da una complessa sommatoria di memoria personale, quotidianità e immagini selezionate dall’infinito mondo dei media.

Come se volesse continuare la narrazione iniziata in “Ghostown” – sua prima mostra personale a Le Consulat di Parigi – Bigard si sofferma ancora una volta sulla rappresentazione di quelli che potremmo definire “fantasmi”: persone, immagini o momenti drammatici della nostra vita che ci hanno lasciato un segno indelebile e che silenziosamente vivono nei nostri ricordi, nelle nostre nostalgie o nei nostri rimpianti.

I suoi protagonisti sono sempre adolescenti in preda a paure o angosce, dagli sguardi bassi o diretti verso il nulla, che si fondono in ambigue situazioni di collettività, come anche di estrema emarginazione, teneri abbracci, o desolati balli di fine anno dove trovare finalmente un rifugio accogliente benché temporaneo. Immersi in stanze appena accennate o in oscuri vuoti prospettici essi vivono in dei mondi non esattamente realistici, come se il loro spazio mentale dalla dimensione privata si proiettasse improvvisamente all’esterno, popolando questi luoghi di inattesi elementi come castelli di carta, giocattoli, draghi, stelle, pianeti, giardini verdeggianti, carillon, sex toys e ancora brandelli di ricordi, tutti ricuciti dall’artista con chiari obiettivi allegorici. Le delicatezze dei loro corpi – come in costante attesa di un gesto di affetto che li possa redimere – si offrono all’osservatore nell’interezza delle loro imperfezioni, fisiche e psicologiche, liberi da ogni cliché e privi di quelle maschere sociali che ci vorrebbero conformi ed appiattiti ad un corrispondente comune.

Ogni sua pittura è come una pagina di un diario segreto, dove si raccontano le aspirazioni e le disillusioni di una generazione cresciuta all’ombra di un immaginario risplendente ma – purtroppo – di “plastica”, studiato alla perfezione dalla diabolica macchina del consumismo: pubblicità, desideri hyper-pop incarnati da giocattoli onirici, o ancora serie tv e rom-com pronte ad offrirci modelli collettivi e familiari patinati, tutti sogni dai quali ogni adolescente, prima o poi, dovrà dolorosamente imparare a svegliarsi.

I suoi dipinti ci ingannano volutamente in un trick semantico, dove la vivacità dei colori e la presenza di alcuni dettagli “cute” si scontrano con la durezza e la morbosità dei temi descritti, una dicotomia simbolica che affonda le sue radici nella pittura del basso medioevo e nell’umanesimo e in particolare, per la stessa artista, nei lavori di Giotto o Beato Angelico; una convivenza tematica difficile che ci indirizza verso la scelta del titolo della mostra. Tredici epifanie, quelle di Bigard, frutto di un attento approfondimento sulla sua generazione, smarrita, isolata e disincantata ma, proprio per questo, pronta a rispondere eroicamente con l’amore e l’immaginazione ad un reale corrotto e respingente.


Studiolo is pleased to present Dear Shitty Dreams, Amélie Bigard's (Lyon, 1997) first solo exhibition at Studiolo curated by Maria Chiara Valacchi.

On show, thirteen unpublished works created using her distinctive "icon" technique, a patient painting process using only tempera on wood that continues the artist's research into the world of adolescence and the archetype of the Anti-Hero; an iconography constructed from a complex sum of personal memory, everyday life and images selected from the infinite world of the media.

As a continuation of the narrative begun in 'Ghostown' — her first solo exhibition at Le Consulat in Paris — Bigard once again dwells on the representation of what we might call 'ghosts': people, images or dramatic moments in our lives that have left an indelible mark on us and that silently live on in our memories, nostalgia or regrets.

The protagonists are always teenagers in the grip of fears or anguish, their glances turned downwards or towards nothingness blend in situations of ambiguous collectivity, as well as extreme experiences of marginalization, tender hugs, or desolate prom dances where to finally find a welcoming, albeit temporary, refuge. Immersed in slightly hinted rooms or in obscure landscapes, they live in worlds that are not exactly realistic, as if their mental space from the private dimension was suddenly projected outwards, populating these places with unexpected elements such as paper castles, child toys, dragons, stars, planets, verdant gardens, carillon, sex toys and even shreds of memories, all stitched up by the artist with clear allegorical objectives. The delicacies of their bodies — as if constantly waiting for a gesture of affection that could redeem them — offer themselves to the observer in the entirety of their imperfections, both physical and psychological, free of all clichés and discharged of those social masks that would have us conform and flatten to a common correspondent.

Each painting is like a page in a secret diary, recounting the aspirations and disillusions of a generation that grew up in the shadow of a resplendent but - unfortunately - 'plastic' imaginary world, designed to perfection by the diabolical consumerism machine: advertisements, hyper-pop desires embodied by dreamlike toys, or even TV series and rom-coms ready to offer us glossy collective and family models, all dreams from which every adolescent, sooner or later, will have to learn painfully to wake up.

Bigard’s paintings deliberately deceive us into a semantic trick, where the vividness of the colours and the presence of “cute” details often clashes with the harshness of the themes described, a symbolic dichotomy that has its roots in the painting of the late Middle Ages and Humanism, for the artist in particular in the works of Giotto or Beato Angelico; a difficult thematic coexistence that directs us towards the choice of the exhibition title. Thirteen epiphanies, those of Bigard, the result of a careful study of his generation: lost, isolated and disenchanted but, precisely for this reason, ready to heroically respond with love and imagination to a corrupted and rejecting reality.


Amélie Bigard
Born in 1997 in Lyon. Lives and works in Paris

Studies

2021 DNSEP, ENSAPC Paris-Cergy, FR
2020 Art University of Berlin UDK
2019 DNA, Beaux-Arts, Marseille

Grants and Residences

Therapeia Art Residency, Grèce
La Folie Barbizon, Barbizon
Atelier au Le Consulat Voltaire, Paris
Atelier à l’Orfèvrerie, Paris
Grant Artagon with the support of Adam & Lavrut, Paris

Selected Solo Exhibitions

2022
Dear Shitty Dreams, Studiolo, Milan, Ghostown, Le Consulat Voltaire, Paris

Selected Group Exhibitions
2022 Ouverture Des Ateliers Artagon Pantin, Pantin, Cousinades, Galerie Chapelle XIV, Paris, Manifesto of Fragility (with Antoine Medes), Biennale de Lyon, Galerie Tatiss, Lyon, La Sorcière, Le Bouffon, Les Sentinelles, Le Fantôme et la Princesse, Château de Vincennes, Paris La Vallàe des Merveilles, Galerie Espace à vendre, Nice?Sunday Showroom, Loulou De Laclais Collection, Paris, Miscellanées, à l’Origine Des Arts, Galerie Sebastiene Lepeuve, Paris, Studiolo Lounge #2, Studiolo, Milan

2021 L’Invisible (with Dove Perspicacius), Galerie Tatiss, Lyon, Dames Natures, Femmes En Avant, La Caserme, Paris, Rien Que Des Possibilités, Rien Que Des Dèsirs, Galerie Lazarew, Paris Songe d’Un Jour D’Été, Hotel Particulier rue Sebastien, Marseille L’Asile Des Oiseaux (with Lena Long), Galerie Lazarew, Paris


16/09/2022