DRAWINGSSSSSSS

a selection of more than 50 works on paper by Amélie Bigard, Agostino Bonalumi, Lupo Borgonovo, Anna Capolupo, Valeria Carrieri, Giacinto Cerone, Gianni Caravaggio, Pier Paolo Calzolari, Roberto De Pinto, Gianni Di Rosa, Diego Gualandris, Marco Gobbi, David Horvath, Fausto Melotti, Jimmy Milani, Elias Njima, Eliott Paquet, Pierre-Alain Poirier, Luigi Presicce, Pietro Roccasalva, Andrea Romano, Gino Severini, Mario Sironi, Michele Tocca, Francisca Valador, VenerdiSabato | Opening Wednesday, December 11th, 6-9 pm - until February 2025


























photo: Michela Pedranti

Studiolo è lieto di presentare DRAWINGSSSSSSS, una collettiva intergenerazionale di 25 artisti nati tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XXI, sia italiani che internazionali che amano, ed hanno amato, sperimentare con il disegno e l’uso della carta.

“Un grande foglio bianco di carta da disegno è steso sul tavolo liscio, davanti a me. Una giusta luce lo illumina da sinistra, una luce diffusa senza ombre, uniforme. La temperatura è di venti gradi, io sono seduto su di uno sgabello all’altezza giusta davanti all’immenso biancore del foglio di carta. Sul foglio è appoggiata una matita bene appuntita, con la punta rivolta verso me, quasi per indicarmi, come per invitarmi a tenerla in mano… Lentamente la mano prende la matita e comincia a tracciare con un segno appena visibile, lo spazio nel quale apparirà l’immagine pensata…L’energia che trasporta l’immagine attraverso il braccio e la mano, cerca di raffigurarla con la mina della matita che si muove sul foglio…Come figura che appare nella nebbia e viene verso di me, l’immagine che prima era nella mia mente ora è nel foglio, i particolari diventano sempre più nitidi, l’immagine ormai presente. Quello che prima vedevo io con la mia immaginazione, ora lo può vedere chiunque”.

È Bruno Munari, che, nel testo “Del disegno a matita”, ci parla del momento esatto in cui edifichiamo quel ponte magico tra l’immaginazione e la sua corrispondente segnica.

Declassato spesso quale tappa iniziale di una creazione, come bozza o appunto marginale è in verità il luogo in cui è facile che si nasconda l’espressione più libera dell’artista; quello spazio di lavoro nel quale condensare bisogni istintuali, dissoluti ed esteticamente “maleducati” – talvolta testimoni segreti degli impulsi del nostro immaginare più recondito – facilmente occultabili al mondo tra le pieghe di una cartella o dentro un quaderno. In un mondo che ci invita, insistentemente, a perdere il contatto con la manualità e, in generale, a capitalizzare le proprietà della distanza piuttosto che l’esperienza fisica; dove il rapporto con il foglio è mediato da uno schermo – e il pensiero sembra spesso appiattirsi come esso – ora, come non mai, abbiamo trovato importante una mostra che valorizzasse l’estremo opposto. Una difesa verso questa azione concettualmente e materialmente fragile, ma per gli artisti forma di resistenza concreta, trincea contemporanea dal quale difendersi da tutto ciò.

Questa attitudine “underground” verso l’autoconservazione spinge l’artista, soprattutto tramite il disegno, a ritornare alla semplicità di alcuni punti “0”: definire i movimenti e le azioni del corpo, dal ritratto all’autoritratto, descrivere i suoni che non abbiamo la facoltà di ascoltare o dare consistenza al pensiero, al sogno o semplicemente alla transitorietà di una cosa vista. Con una risoluzione spesso veloce e asciutta, in bianco e nero, a colori e con qualsiasi tecnica possa permanere sopra un foglio di carta (qualunque esso sia) ci si oppone alle inevitabili meccaniche economico-sociali del sistema, diventando spesso – e spesso ad insaputa dello stesso – il territorio di maggiore avanguardia, visionarietà e sensibilità dello studio di un artista.

Affinché si possa raggiungere la più emancipata forma di creatività, per portare l’arte al suo compimento più alto e ad una esistenza durevole, è necessario coltivare pensieri liberi e senza alcuna forma di accondiscendenza; si deve al disegno il primo alfabeto, si deve al disegno la prima struttura prospettica e si deve al disegno la scoperta volumetrica del corpo e le sue fattezze, saremo ulteriormente ad esso debitori, per dischiuderci il lato più onesto e incorruttibile della creatività artistica.


04/02/2025